Cooperative learning in aula e in DAD: cosa serve perchè funzioni

Il Cooperative Learning è un approccio all’educazione che pone la persona al centro del processo di apprendimento, lasciandole la responsabilità del proprio cammino di acquisizione di conoscenza. Esso si concretizza in un vasto insieme di tecniche didattiche che usano il piccolo gruppo di studio come cardine dell’apprendimento individuale, previa l’attenta progettazione di come il lavoro all’interno di esso deve essere realizzato.

Con alcuni accorgimenti e la scelta accurata delle tecniche da applicare, esso continua a offrire soluzioni efficaci anche nella DaD.
Il metodo del Cooperative Learning si inserisce a pieno titolo nello spazio lasciato aperto dall’insoddisfazione di chi si occupa di educazione rispetto ad una serie di problematiche legate alla gestione del gruppo in presenza.
Da quando è arrivata l’emergenza Coronavirus nel marzo 2020, tale opportunità si è ampliata anche alla didattica a distanza (DaD), che implica la sfida di un coinvolgimento degli studenti che superi le barriere della separazione fisica per attivare una didattica di prossimità.

L’Apprendimento Cooperativo, anche se datato (i primi training per insegnanti sono del 1966 e il primo libro in italiano è del 1996), continua afornire alcune risposte utili a cambiare la situazione offrendo precise strategie di gestione dei gruppi per l’apprendimento cognitivo e sociale.
Non sempre però, insegnanti ed educatori pensano che abbia qualcosa di davvero significativo da offrire, continuando a fare confusione tra tecniche, metodi e approcci di vario genere che usano il gruppo come strumento di miglioramento.
Avranno ragione loro?
Proviamo a capire meglio questo metodo di apprendimento/insegnamento a partire da cosa non è.

Cosa NON è Cooperative Learning

Tra i principali fraintendimenti su cosa l’Apprendimento Cooperativo sia, torna spesso l’idea che esso sia solo un altro modo di proporre la dinamica di gruppo all’interno delle scuole, o che in fondo presenti sotto “vesti nuove” il tradizionale lavoro di gruppo che talvolta si affianca alla modalità tradizionale di fare lezione. Poiché questi preconcetti possono limitare la comprensione di ciò che è veramente il metodo cooperativo, iniziamo a definire le caratteristiche del Cooperative Learning definendo innanzitutto ciò che non è.

Non si identifica con la dinamica di gruppo

Talvolta negli educatori che incontrano il Cooperative Learning per la prima volta nasce quasi automatica l’obiezione che esso sia un altro modo di proporre la dinamica di gruppo nella scuola e che pertanto non sia in grado di cogliere ed affrontare efficacemente la complessità della vita in classe e i problemi che l’insegnante deve risolvere quotidianamente. Tale fraintendimento nasce probabilmente quando si sente la parola “gruppo” in rapporto all’apprendimento.
Consideriamo allora il rapporto tra Cooperative Learning e dinamica di gruppo.
Secondo Pio Scilligo (1973), tra le definizioni possibili di dinamica di gruppo quelle più diffuse oggigiorno sono due: la prima identifica con questo termine un “processo di sensibilizzazione, di esperienze di gruppo, di discussioni non strutturate che dovrebbero portare ad una capacità di comprensione reciproca e di totale apertura in un ambiente pluralistico” (p. 7); la seconda la definisce come “un settore delle scienze sociali che studia la natura dei gruppi, le leggi del loro sviluppo, le relazioni tra individui e gruppi, le relazioni reciproche tra i gruppi e le loro organizzazioni” (p. 7).

In entrambi i casi è evidente che il metodo cooperativo non può identificarsi con la dinamica di gruppo: pur avendo in comune con quest’ultima, così come viene definita nella prima accezione, l’attenzione alle capacità di contatto interpersonale e di apertura verso l’altro, il metodo cooperativo è però un “approccio all’insegnamento e all’apprendimento in classe centrato sul gruppo e sullo studente (Sharan, 1994, p.336), utilizzabile dall’insegnante per un’ampia varietà di obiettivi didattico-educativi, in cui la cura per le relazioni sociali è finalizzata all’ottimizzazione dell’efficacia delle interazioni rispetto al lavoro. La distinzione tra Apprendimento Cooperativo e la seconda definizione di dinamica di gruppo appare evidente e non sembra necessitare di spiegazioni.

Il rapporto tra il Cooperative Learning e la dinamica di gruppo è piuttosto di tipo derivativo: alcune conoscenze sui gruppi sviluppate da questo settore delle scienze sociali sono state applicate al contesto scolastico e alla didattica. Ad esempio, la scelta dell’interdipendenza positiva come caratteristica fondamentale dei gruppi di lavoro cooperativi nasce dagli studi di Lewin e Deutsch, eminenti autori della psicologia sociale (Comoglio, 1996, pp. 58-60).

Non è il tradizionale lavoro scolastico basato sui gruppi

Alcuni insegnanti immaginano che il lavoro di gruppo cooperativo consista nel formare piccoli gruppi di studenti, nel dar loro un compito e nell’aspettare che tale compito sia realizzato. Pertanto, sono certi di aver già provato l’esperienza di Cooperative Learning e spesso con risultati poco soddisfacenti.
La chiave di differenziazione tra il tradizionale lavoro di gruppo e quello cooperativo sta nella modalità con cui viene stimolata la cooperazione. Questo termine è associato all’idea di aiuto reciproco, di collaborazione, di rispetto per l’altro: se nell’organizzazione tradizionale del lavoro di gruppo questi comportamenti di interazione positiva vengono consigliati dall’insegnante e lasciati alla buona volontà e alla disposizione naturale degli studenti, nell’organizzazione della lezione in termini cooperativi essi sono esplicitamente insegnati mediante spiegazioni, simulate e riflessioni condivise (Johnson, Johnson e Holubec, 1996). Questo aspetto non è l’unico elemento di differenziazione e nel prossimo paragrafo chiarirò meglio la questione.
In realtà, gli unici elementi comuni alle due modalità di lavoro di gruppo sono

  • la vicinanza fisica di un certo numero di persone che hanno un obiettivo comune
  • la durata nel tempo dell’esperienza di apprendimento.

Non è Peer Tutoring né Apprendimento Collaborativo, né PBL – ProblemBased Learning. Pur condividendo alcuni principi generali con questi metodi, che vedono la collaborazione tra studenti come una importante mediazione cognitiva per il miglioramento degli studenti, il cooperative learning si caratterizza per una specifica configurazione di principi di riferimento, per l’attenta pianificazione e strutturazione del compito e delle attività, per il ruolo centrale dell’insegnante nel monitoraggio (Davidson, & Major,2014).

Cosa è l’Apprendimento Cooperativo (Cooperative Learning)

Per Comoglio e Cardoso (1996, p.24), il “Cooperative Learning è un insieme di tecniche di conduzione della classe nelle quali gli studenti lavorano in piccoli gruppi per attività di apprendimento e ricevono valutazioni sulla base dei risultati conseguiti”.
Quali sono gli elementi costitutivi imprescindibili necessari per garantire l’attivazione di comportamenti cooperativi? Di seguito descrivo brevemente il modello di Cooperative Learning sviluppato da Scintille.it con anni di sperimentazione e di riflessione.

Per comprendere il modello, partiamo da due premesse:

la finalità ultima dell’uso di tecniche cooperative sta nell’aumentare il grado di partecipazione degli studenti alle attività didattiche e di favorire il loro apprendimento. Si tratta quindi di promuovere la costruzione di un contesto inclusivo per tutti, in cui l’EQUITA’sia misurabile rispetto alle opportunità di partecipazione e di apprendimento alle esperienze quotidiane. La PARTECIPAZIONE EQUA, principio fondamentale per Spencer Kagan, è per Scintille.it il riferimento valoriale centrale, indispensabile da tenere presente per garantire a tutti uguali opportunità di successo. In tempi di DaD questo principio risulta fortemente a rischio e va quindi assolutamente ricordato, a partire dalle difficoltà di accesso tecnologico alla DaD per molti studenti;

quando si gestiscono gruppi occorre tenere presente il duplice binario dell’ORGANIZZAZIONE e della RELAZIONE. La prima ha a che fare con le decisioni relative alla preparazione dell’ambiente di apprendimento, dei materiali, alla definizione e comunicazione degli obiettivi, alla individuazione di compiti, ruoli e funzioni da realizzarsi nelle attività. La seconda comporta il prendersi cura del clima di classe e delle abilità sociali degli studenti affinché possano efficacemente interagire tra loro, con l’insegnante e con i materiali di apprendimento.

Entrambi gli aspetti vanno curati al fine di ottenere i risultati attesi.

L’importanza dell’organizzazione per la riuscita del cooperative learning

L’interdipendenza sociale positiva è alla base di un gruppo cooperativo. Il vincolo tra gli obiettivi dei singoli è tale che ognuno deve coinvolgersi e partecipare attivamente affinché il suo gruppo possa svolgere il compito assegnato. Quando si costruisce un compito cooperativo si dedica attenzione, ad esempio,

al tipo di obiettivo da offrire ai gruppi di lavoro, tale che li avvicini e ne favorisca la collaborazione,
alla modalità di distribuzione dei materiali in modo che ogni gruppo sia autonomo e al suo interno ciascuno possa fare la sua parte
ai ruoli necessari affinché il gruppo possa operare in modo produttivo e ciascuno sappia come sostenere gli altri al meglio.

La responsabilità individuale e di gruppo consiste nel favorire l’impegno del singolo nei confronti del lavoro da fare e dei suoi compagni di gruppo.

Il lavoro in piccolo gruppo consente di realizzare un’interazione simultanea più o meno alta, in base al numero di studenti attivi nella stessa unità di tempo in un contesto di interdipendenza positiva (Kagan, 2000).

La relazione tra gli studenti per un buon cooperative learning

Gli scambi tra gli studenti in classe e all’interno dei piccoli gruppi possono essere più o meno collaborativi. Promuovere intenzionalmente un tipo di interazione che sia promozionale costituisce una decisione che l’insegnante prende. Stimolare comportamenti di aiuto reciproco

Per lavorare in gruppo occorre possedere abilità interpersonali e di lavoro in gruppo: i ragazzi devono sapersi sostenere a vicenda, aiutarsi, incoraggiarsi e lodarsi per gli sforzi ad apprendere, devono saper organizzare il lavoro rispetto agli obiettivi, darsi dei ruoli, saper comunicare in modo efficace, a altro ancora. Quando essi attuano tali comportamenti vengono realizzate attività cognitive che massimizzano il rendimento: spiegare a vicenda il contenuto, approfondire i concetti da apprendere, verificare la conoscenza degli altri facendo domande, associare quanto viene appreso alle conoscenze previe del gruppo.

Ruolo dell’insegnante cooperativo

Usare il cooperative learning implica un importante cambiamento nell’organizzazione della classe e l’utilizzo di un insieme di abilità di pianificazione delle lezioni, di gestione della disciplina piuttosto diverse da quelle già in suo possesso (Kagan, 2000).
Il principio fondamentale che deve guidare l’azione dell’educatore nel corso del lavoro è la delega dell’autorità ai gruppi (Cohen, 1999), che devono essere messi in grado di procedere autonomamente e a cui si deve dare fiducia. Questo si manifesta, ad esempio, nella trasformazione dell’insegnante all’interno della classe cooperativa, da supervisore diretto dell’attività scolastica dei ragazzi ad osservatore e controllore esterno del processo di lavoro che ha precedentemente progettato.
Un compito dell’insegnante nel corso del lavoro di gruppo è di muoversi tra i ragazzi e controllare le modalità di interazione e il modo in cui applicano le abilità sociali, intervenendo il meno possibile, ma registrando su apposite schede il comportamento degli studenti (Johnson, Johnson e Holubec, 1996).
Quando un lavoro in Cooperative Learning si conclude, gli studenti devono potere riflettere sul loro modo di lavorare rispetto al raggiungimento degli scopi e al mantenimento di buone relazioni, individuando quali azioni sono utili e quali ostacolano il funzionamento del gruppo. In questo modo il lavoro di gruppo si connette in modo pienamente consapevole alla loro esperienza, promuovendo consapevolezza personale e sociale. Per questo occorre dare del tempo in cui essi analizzano le loro modalità di interazione e di lavoro (revisione di gruppo) (Johnson, Johnson e Holubec, 1996; Cohen, 1999).

Non entro in questa sede nel merito dell’ampio tema della valutazione del lavoro cooperativo. Mi limito a dire che tutti gli autori del Cooperative Learning suggeriscono caldamente di procedere a valutazioni individuali sui contenuti del lavoro svolto nel gruppo.

Un approfondimento sul tema della valutazione cooperative è disponibile sul nostro sito.

Da dove partire con il Cooperative Learning in tempi di Covid e DaD?

La ricchezza di tecniche del Cooperative learning garantisce all’educatore curioso di potere scoprire una grande varietà di possibili applicazioni.
Rimando agli articoli dedicati ai singoli autori per avere un approfondimento più dettagliato nella sezione COOPERATIVE LEARNING E METODOLOGIE DIDATTICHE ATTIVE, come anche alle numerose tecniche cooperative nella sezione STRUMENTI. In questo post mi limito a suggerire di iniziare partendo da tecniche molto semplici, utilizzabili immediatamente senza eccessiva preoccupazione per gli esiti.
Poiché il COVID e la DaD hanno posto agli insegnanti sfide complesse, anche noi di Scintille.it abbiamo riadattato i principi fondamentali che hanno guidato e continuano a guidare la nostra azione formativa per rispondere ai limiti posti dall’esigenza di assicurare prima di tutto la sicurezza fisica.
Abbiamo adattato diverse tecniche alle importanti indicazioni sul distanziamento fisico ed altro e, ad esempio, nei corsi chiediamo di usare la mascherina quando realizziamo attività che prevedono interazioni verbali.
Abbiamo ridotto il numero di partecipanti nei piccoli gruppi, privilegiando il lavoro di coppia e in tre, in modo da facilitare gli scambi verbali a distanza di sicurezza.
Chiediamo sempre alla scuola di individuare lo spazio più ampio possibile per lo svolgimento della formazione, previa procedura di sanificazione come da protocollo Covid dell’Istituto scolastico che ci ospita.
Se il meteo lo consente, svolgiamo alcune attività all’aperto e evitiamo lo scambio di materiali.
Fare cooperative learning continua ad essere possibile, soprattutto quando si tengono in mente i principi fondamentali che ne creano il valore per l’apprendimento degli studenti.

Di seguito elenco tre tecniche immediatamente utilizzabili, sia in aula, sia in DAD.

Buona sperimentazione!

Bibliografia
Cohen, E. G., Organizzare i gruppi cooperativi. Ruoli, funzioni, attività, Trento, Edizioni Erickson, 1999.
Davidson, N., & Major, C. H. (2014). Boundary crossings: Cooperative learning, collaborative learning, and problem-based learning. Journal on Excellence in College Teaching, 25(3&4), 7-55.
Comoglio M., Cardoso M.A., Insegnare e apprendere in gruppo. Il Cooperative Learning. LAS Roma 1996
Johnson D., Johnson R., Holubec E., Apprendimento cooperativo in classe. Erickson Trento 1996
Kagan S., Apprendimento cooperativo. L’approccio strutturale. Edizioni Lavoro Roma 2000
Scilligo, P., Dinamica di gruppo, Torino, Società Editrice Internazionale, 1973
Sharan Y. e Sharan, S., Gli alunni fanno ricerca. L’apprendimento in gruppi cooperativi. Erickson Trento 1998

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