Il gioco si fa serio: costruire competenze con i mattoncini LEGO®

LEGO® SERIOUS PLAY® (LSP) è una metodologia che utilizza le costruzioni con i celebri mattoncini colorati e multiformi per facilitare i processi cognitivi, decisionali e comunicativi. Si tratta di un metodo agile che per un verso stimola il pensiero laterale, incoraggia la condivisione di idee e agevola il processo decisionale, per l’altro incoraggia la riflessione su di sé e migliora le dinamiche di gruppo.

La metodologia, fondata sulle basi teoriche delle scienze costruttiviste e costruzioniste, è nata alla fine degli anni ’90, quando la diffusione dei giochi elettronici iniziava ad incidere sul modo di giocare dei bambini e, di conseguenza, sulle vendite dei tradizionali mattoncini danesi. Per far fronte alla situazione Robert Rasmussen, direttore della ricerca educativa di LEGO® Group, avviò una collaborazione con l’International Institute for Management Development (IMD) di Losanna per sperimentare nuove strategie aziendali funzionali ad affrontare i cambiamenti in atto nel mercato, fino a sviluppare la cornice metodologica che nel 2003 prese il nome di LEGO® SERIOUS PLAY®. Il nome deriva dalla combinazione delle parole danesi “leg” e “godt” che significano rispettivamente “giocare” e “bene”: il “gioco serio” con i Lego stimola lo sviluppo del pensiero logico/matematico, migliora l’autostima e la fiducia in se stessi, potenzia la capacità di concentrazione, educa alla socializzazione e alla condivisione. Tutte abilità importanti, e non solo per i bambini e le bambine! Ma come funziona questa metodologia?

Ogni incontro prevede la presenza di un facilitatore che guida i partecipanti attraverso la dinamica ponendo loro una serie di domande relative ad un argomento specifico. Per rispondere alle domande, ogni partecipante costruisce il proprio modello 3D utilizzando i mattoncini a sua disposizione (i set di Lego® Serious Play® sono pensati proprio per facilitare l’espressione dei partecipanti e, a tal fine, comprendono mattoncini colorati, omini, animali, case e altre componenti). Successivamente, ciascuno dei partecipanti racconta una storia sul modello che ha costruito, simulando scenari e immaginando il futuro, offrendo il proprio contributo al dibattito, all’analisi o alle decisioni su un tema.

“LA MANO È LA FINESTRA DELLA MENTE“ (Immanuel Kant )

Le teorie costruttiviste di Jean Piaget avevano già sottolineato che il gioco svolge un ruolo primario per lo sviluppo intellettivo, oltre a garantire maggiori efficacia e gratificazione rispetto alle modalità tradizionali di apprendimento. Parallelamente, il costruzionismo ha posto in evidenza che l’apprendimento è molto più efficace se coinvolge la persona nella produzione di oggetti reali.

Scintille.it ha più volte approfondito il tema del valore delle abilità sociali e del loro ruolo fondamentale per il benessere di un gruppo, che si tratti di una classe di bambini e bambine, o di un team di lavoro all’interno di un’organizzazione

Cooperative learning sviluppo abilita sociali

Competenze sociali per l’inclusione il punto di vista di studenti genitori e docenti

Con questo articolo aggiungiamo un mattoncino (per restare in tema!): giocare con i LEGO® coinvolge entrambi gli emisferi cerebrali, integrando la sfera emotiva con quella razionale e stimolando l’utilizzo di intelligenze multiple (linguistica, spaziale, cinestetica, intrapersonale e interpersonale).

Diversi studi nell’ambito delle neuroscienze consentono di affermare che le nostre mani sono connesse con circa il 70%-80% delle nostre cellule cerebrali. Tra le altre, una ricerca della Kingston University è particolarmente rilevante ai fini del tema che trattiamo in questo articolo. In occasione di uno studio, pubblicato su Acta Psychologica, sono stati coinvolti cinquanta partecipanti ed è stato assegnato loro un compito: suddividere diciassette animali in quattro recinti, rispettando la regola per cui in ogni recinto fosse presente un numero dispari di esemplari. I soggetti sono stati divisi in due gruppi: i componenti del primo gruppo avevano la possibilità di costruire dei modelli fisici con le mani, mentre i componenti dell’altro avevano a disposizione un tablet ed una penna. Ebbene, i primi hanno dimostrato una maggiore propensione a trovare una soluzione: uno strumento fisico a disposizione ha ottimizzato le prestazioni, offrendo nuovi spunti su cui basarsi per trovare espedienti alternativi.

Insomma, con le mani si può pensare: costruire modelli nel mondo reale ci consente di visualizzare pensieri e idee, costruendo modelli anche nella nostra mente.

A volte si considera la scuola semplicemente come lo strumento con cui trasferire la massima quantità di conoscenza alla nuova generazione. Ma questo non è giusto. La conoscenza è morta; la scuola, invece, serve ai vivi. Essa dovrebbe sviluppare nei giovani quelle qualità e capacità che risultano utili al benessere della comunità. (Albert Einstein). È una precisa responsabilità della scuola contemporanea quella di ampliare la propria prospettiva per riuscire a fornire strumenti pratici per definire nuove soluzioni,per aprirsi alla creatività, per favorire lo sviluppo delle competenze trasversali che consentiranno al bambino/ragazzo/adulto di entrare in empatia con gli altri, di adattarsi al cambiamento e di comprendere il significato profondo di ciò che fa.Ma in che modo è possibile immaginare un contributo della metodologia LSP in ambito scolastico? La risposta a questa domanda non è una ricetta, perché il contributo varia a seconda delle esigenze contingenti.

LSP può essere utilizzata a supporto della didattica, strutturando dei percorsi formativi progettati dagli insegnanti insieme ai facilitatori. L’apprendimento sarà tanto più efficace quanto più gli obiettivi didattici saranno transdisciplinari. Gli obiettivi formativi possono essere diversi a seconda delle esigenze emerse in fase di analisi preliminare: innescare meccaniche partecipate per l’analisi e la risoluzione di problemi, favorire le dinamiche relazionali all’interno del gruppo, attivare modalità di insegnamento/apprendimento “su misura”, in accordo con i ritmi e le individualità di ciascuno.

Quando gli obiettivi sono chiari per tutti, il “gioco serio” può avere inizio! Il facilitatore accompagnerà il gruppo attraverso le diverse sessioni di gioco, ponendo domande (lanciando sfide) alle quali si risponderà non a parole, ma piuttosto costruendo un modello con i mattoncini a disposizione(individualmente o in gruppo). Successivamente, ciascuno dei partecipanti condividerà con il gruppo la storia del proprio modello: utilizzando la metafora, sarà più facile affrontare temi delicati ed esplicitare i significati più profondi, alleggerendo il peso di eventuali conflitti. Il bello della facilitazione con LSP è che, pur essendo una metodologia ben strutturata e avendo delle solide basi teoriche di riferimento, prevede una gestione “jazz”: nessun percorso è prestabilito, piuttosto tutte le idee che emergono verranno accolte e supportate, incoraggiando un clima di sviluppo e collaborazione. Il fulcro del processo sono il confronto ed il dialogo, che conducono il gruppo a sviluppare la capacità di riflettere in maniera condivisa.

Un ulteriore ambito di applicazione di LSP può essere quello dell’alternanza scuola-lavoro e, più in generale, dell’orientamento. Ogni ragazzo/a porta con sé sogni e aspirazioni, paure e incertezze, e proprio per questo è fondamentale che impari a guardarsi dentro, a riflettere e condividere i propri pensieri e le proprie emozioni con gli altri significativi (genitori, amici, insegnanti). Col gioco è più facile rispondere a domande profonde come “chi, cosa e perché sono? Quale dote mi contraddistingue? Cosa mi riesce veramente bene? Cosa voglio essere nel futuro?”: giocare con i mattoncini non elimina lo stato di inquietudine, ma consente di comprenderlo, accettarlo e gestirlo meglio di quanto non si riesca a fare normalmente. La metodologia si presta bene a supportare i ragazzi nella definizione degli obiettivi formativi e nella scelta del percorso più adeguato alle proprie attitudini e ai loro progetti. Ancora una volta, attraverso la costruzione di modelli e la riflessione condivisa su di essi, sarà possibile visualizzare gli obiettivi, immaginare le difficoltà e le opportunità legate ad essi, identificando le proprie risorse interne ed esterne, individuando soluzioni.

“L’UOMO NON SMETTE DI GIOCARE PERCHÉ INVECCHIA, MA INVECCHIA PERCHÉ SMETTE DI GIOCARE.” (George Bernard Shaw)

Di fatto, le scuole italiane sono contesti organizzativi dotati di autonomia nella gestione dei processi che si svolgono al loro interno e, di conseguenza, non possono prescindere da alcuni elementi caratteristici dei modelli organizzativi: struttura organizzativa, mission, performance, procedure operative, controllo di gestione, flussi informativi, sistema premiante, cultura organizzativa.

Attraverso un laboratorio LSP è possibile:

  • Stimolare l’integrazione e il lavoro cooperativo tra insegnanti
  • Definire mission, vision e valori del gruppo insegnanti
  • Affrontare fasi di cambiamento e innovazione
  • Chiarire ruoli e competenze
  • Gestire conflitti
  • Costruire la leadership e la comunicazione interna
  • Stimolare la consapevolezza

Per esempio, in occasione dei consigli di classe – così come avviene nella maggior parte delle organizzazioni – spesso le riunioni diventano luogo di monotonia, automatismo, sinonimo di mancanza di creatività e innovazione. Queste riunioni, spesso, sono caratterizzate dalla dinamica 20/80: soltanto uno o pochi dei partecipanti intervengono e lo spazio che rimane per gli altri è poco o nullo. In sostanza, il 20% delle persone parla e contribuisce per l’80% del tempo e del contenuto, mentre il restante 80% dei presenti è semplice spettatore di quello che succede. Il clima che si instaura non incoraggia l’emergere di idee nuove: spesso il potenziale del gruppo rimane inespresso perché non si lascia abbastanza spazio alla condivisione delle informazioni e la connessione dei significati.

LSP può innescare una dinamica virtuosa che sovverte questa impostazione. Un laboratorio LSP prevede che il facilitatore “lanci una sfida”, proponendo un tema rispetto al quale ogni partecipante costruirà un modello che rappresenti la propria risposta. In questo modo, ciascuna delle persone si sentirà libera di mettersi in gioco, di rappresentare la propria visione e condividerla con gli altri, utilizzando il potentissimo linguaggio delle metafore per raccontare questioni anche molto profonde e personali. Le narrazioni che ne vengono fuori sono ricche e generative, e persino l’autore si sorprende nel vedere come le proprie aspirazioni e i propri valori possano essere così ben rappresentati da una costruzione di mattoncini colorati. Il gioco, lasciando spazio all’espressione delle emozioni, non soltanto rende l’apprendimento più efficace e profondo, ma trasforma la dinamica 80/20 in 100/100: la comunicazione migliora, e con essa la capacità di ascoltare e sentirsi ascoltati. Aumenta la connessione tra le persone e, attraverso la visualizzazione dei concetti, si riesce a cogliere il senso delle idee e dei valori e altrui, ma soprattutto si impara ad apprezzare l’identità cogliendo il valore arricchente delle differenze. In questo modo, si impara a prendere decisioni più efficaci. Le implicazioni del vivere nella società liquida di cui parla Bauman, in cui “il cambiamento è l’unica cosa permanente e l’incertezza è l’unica certezza”, riguardano molto da vicino anche la scuola. Problem solving, resilienza, collaborazione e comunicazione sono tra le cosiddette soft skills riconosciute, trasversalmente, come fondamentali per interagire in maniera efficace con l’imprevedibilità che abbiamo imparato a conoscere negli ultimi anni: con LSP la scuola ha uno strumento in più da inserire nella propria cassetta degli attrezzi.

BIBLIOGRAFIA

Albert Einstein, Pensieri, idee, opinioni. Ediz. Integrale, Traduttore: Lucio Angelini, Editore: Newton Compton, 2015.
Per Kristiansen, Robert Rasmussen, Il metodo LEGO® SERIOUS PLAY® per il business, Franco Angeli Edizioni, Milano, 2015.
Giorgio Beltrami, Lego® Serious Play® pensare con le mani. Valore per le persone, valore per le organizzazioni, Franco Angeli Edizioni, Milano, 2017.
Corrado Sinigaglia, Giacomo Rizzolatti. So quel che fai, Il cervello che agisce e i neuroni specchio. Raffaello Cortina, Milano, 2006.

SITOGRAFIA

Repubblica.it – Studio pensare non solo con la mente le mani possono aiutare il cervello
The LEGO® Story, https://www.youtube.com/watch?v=NdDU_BBJW9Y&t=801s
Trademark Guidelines, https://www.lego.com/en-us/seriousplay/trademark-guidelines
LEGO SERIOUS PLAY OpenSource – pdf
Association of Master Trainers in the LEGO® SERIOUS PLAY® Method, http://seriousplay.training/

Articolo precedente
COLTIVIAMO BIOLOGICO – 8 lezioni per un percorso di Educazione Ambientale ed allo Sviluppo Sostenibile
Articolo successivo
Apprendimento cooperativo a distanza educare alla cooperazione ai tempi del coronavirus

Formazione