Scrivere una storia sociale: Attività inclusiva per classi con alunni con disturbo dello spettro autistico

Le storie sociali sono delle brevi storie scritte che mirano a sviluppare la comprensione sociale dei bambini e ragazzi con autismo, con lo scopo di aiutarli a comprendere delle situazioni di vita reale, nuove o conosciute, e a reagire ad esse comportandosi in modo appropriato (attività inclusive).
A differenza dei loro coetanei con uno sviluppo tipico, infatti, i bambini con autismo spesso non sono capaci di comprendere cosa sta succedendo in una determinata situazione ed i messaggi più o meno espliciti che essa contiene. Questo perché, nello specifico, i disturbi dello spettro autistico sono caratterizzati da anomalie nella comunicazione verbale e non verbale, nelle interazioni sociali e nell’immaginazione, unitamente ad un repertorio ristretto di interessi ed attività.
Le storie sociali diventano rilevanti, quindi, perché si focalizzano su queste specifiche anomalie e sui bisogni del bambino: esse mettono in evidenza la natura di una situazione sociale e possono fornire un valido aiuto nell’immaginare cosa succederà, raccontando con un linguaggio semplice, ma preciso una determinata circostanza.

Pertanto, con lo scopo di dare suggerimenti e informazioni su situazioni reali e rilevanti, le storie sociali cercano di rispondere ad alcune domande quali:
Cosa sta succedendo?
Chi fa cosa?
Perché accade?
Come si fa?

Come costruire una storia sociale?

La strutturazione e la prevedibilità di ciò che accadrà, contribuiscono a fornire rassicurazione e serenità al bambino, diminuendo l’insorgere di ansia e comportamenti problema. Inoltre possono insegnare a rispettare alcune convenzioni sociali, a controllare comportamenti inappropriati e a sostenere i momenti di transizione.

La narrazione delle storie sociale, generalmente, include diversi tipi di frasi:

  1. Frasi descrittive: rappresentano i fatti oggettivi, quello che succede in una determinata situazione. Esempio: venerdì andrò in gita con la mia classe e raggiungeremo la mostra con il pullman.
  2. Frasi soggettive: esplicitano le ragioni del comportamento degli altri, dando informazioni precise; possono anche indicare i sentimenti degli altri. Esempio: le persone si aspettano che…; la maestra è contenta quando…; alcuni bambini provano fastidio se…
  3. Frasi direttive: indicano all’alunno qual è il comportamento da assumere in uno specifico contesto. Sono positive e scritte in prima persona. Esempio: mi impegnerò a…, cercherò di…, dovrò fare attenzione a…

Le frasi devono essere chiare e concise, utilizzare il tempo presente e futuro ed essere adeguate al linguaggio e al vocabolario dell’alunno. La storia può essere letta da un adulto (insegnante o genitore) o dal bambino stesso, più volte, in una routine, prima della situazione sociale per cui sono state pensate. È importante sottolineare che essa non insegna nuove abilità, ma aiuta lo studente a capire quando e in che modo utilizzare quelle che già possiede.
Pur non essendo necessario includere le illustrazioni (così afferma Carol Gray, la prima autrice a scrivere sulle storie sociali), le immagini possono favorire e implementare la comprensione del messaggio delle storie attraverso l’attivazione del canale visivo.

Esempio di storia sociale

Ecco un esempio di storia sociale per la scuola dell’infanzia o primaria, realizzata per ricordare al bambino di mettere la mano davanti alla bocca quando tossiva.

La tosse

A volte mi capita di avere la tosse.
Quando tossisco, dalla bocca escono dei piccoli germi che possono far ammalare i compagni e chi mi sta vicino.
A nessuno piace ammalarsi!
Cercherò di mettere sempre la mano davanti alla bocca quando tossisco.

Alcuni argomenti possibili sulle storie sociali sono:

  • per la scuola dell’infanzia: spiegazione delle routine quotidiane (l’accoglienza al mattino, perché i bambini si siedono in cerchio, la mensa) e di alcuni semplici comportamenti (soffiarsi il naso, lavarsi le mani, usare le posate, perché i bambini si mettono la giacca per uscire, cosa si fa al parco giochi); il passaggio alla scuola primaria.
  • per la scuola primaria: cosa fare quando suona l’allarme terremoto/antincendio; i comportamenti da assumere in classe, in biblioteca, in palestra, in cortile, durante un’uscita; perché fare i compiti per casa; cosa fare e dire se mi prendono in giro; il passaggio alla scuola secondaria.
  • per la scuola secondaria: cosa succede durante le assemblee; cosa si fa nel circle time; perché chiedere un aiuto, cosa fa il tutor, cosa fanno gli amici.

Affinché quest’attività diventi realmente inclusiva, coinvolgendo tutti gli alunni, diventa indispensabile porsi la domanda: in che modo proporla a tutta la classe?
Una modalità efficace per dare valore e riconoscimento all’attività svolta, è la condivisione della storia con tutti i compagni: l’insegnante può scegliere se raccontare o far scrivere la storia sociale a tutta la classe oppure se saranno gli studenti stessi a doverne stilare una, in piccoli gruppi di apprendimento cooperativo, utilizzando un linguaggio (verbale e/o per immagini) ed una strutturazione del testo coerenti con l’età e la classe frequentata. Gli studenti, in questo modo, si eserciteranno sull’elaborazione e la scrittura di un testo, sull’individuazione dei concetti e delle parole-chiave, mettendo in campo le abilità sociali necessarie per lavorare insieme.

Attività svolta in una classe terza primaria: Gita alla mostra di Van Gogh

In una classe terza primaria ho costruito una storia sociale sull’uscita didattica prevista di lì a due settimane: si trattava di un argomento motivante e di grande interesse per l’alunno con disturbo dello spettro autistico, il quale possiede una buona comprensione verbale del linguaggio quotidiano. Dopo aver scritto la storia, abbiamo cercato insieme, al pc, delle foto dei luoghi in cui sarebbe andato con la classe; inoltre, utilizzando l’applicazione Google Maps, ha potuto percorrere virtualmente il percorso a piedi, dal luogo in cui si sarebbe fermato il pullman all’entrata della mostra (utilizzando la modalità Street view). Il tutto è stato poi documentato nel quaderno.
Di seguito, l’attività è stata presentata ai suoi compagni: il bambino ha letto la storia e mostrato ad alcuni il quaderno. È seguito un grande applauso. L’insegnante di italiano ha proposto la scrittura della storia a tutta la classe, con alcune piccole modifiche e integrazioni. Sono state poi svolte due attività: una sulla suddivisione in sequenze del testo proposto e una sull’individuazione delle parole chiave, sulla base delle domande Chi? Dove? Quando? In che modo? Perché?

Di seguito, una parte della storia costruita ad hoc per l’alunno e le sue caratteristiche:

“All’interno della mostra rimarrò vicino alle maestre ed ai compagni.
Proverò ad ascoltare quello che ci racconterà la guida.
Alzerò la mano se vorrò fare una domanda e mi impegnerò a parlare sottovoce.
Gli altri visitatori saranno contenti se ci muoveremo tranquilli e in silenzio.
Una volta terminata la visita, usciremo dalla mostra. Potrò fare merenda e andare in bagno; cercherò di andare in bagno con calma e non mi preoccuperò se sarà occupato, ma aspetterò il mio turno.”

Nei giorni successivi, la storia è stata letta quotidianamente al bambino fino al giorno della gita, aspettata con una giusta dose di emozione ed impazienza.
L’attività si è dimostrata uno strumento efficace per aiutare il bambino a controllare comportamenti potenzialmente pericolosi (come correre lungo la strada o staccarsi dal gruppo), ricordandogli, invece, quali comportamenti corretti mettere in atto nella nuova situazione.
Certamente, come per qualsiasi proposta, anche la storia sociale va utilizzata in seguito ad un’attenta valutazione del funzionamento e dei bisogni specifici dell’alunno a cui è rivolta, essendo solo uno tra i tanti strumenti che possono migliorarne la comprensione ed il comportamento sociale; tuttavia, va riconosciuto il suo valore in quanto essa costituisce una preziosa opportunità di accesso alle informazioni sulle situazioni di vita quotidiane ed un ulteriore strumento di inclusione scolastica e sociale.

Bibliografia
Carol Gray, Il libro delle storie sociali, Vannini, 2006
Caroline Smith, Storie sociali per l’autismo, Erickson, 2009

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