Burnout: l’importanza dell’ascolto e del prendersi cura si sé

Alcune persone
sono così abituate a vivere lo stress
che non ricordano come era la vita
senza di esso.
(Andrew Bernstein)

Guarda la foto. In quale omino ti riconosci? A quale livello di energia si trova la tua pila? Per poter rispondere a queste domande occorre che ti prenda un tempo tutto per te, per ascoltarti e guardarti dentro. E se la risposta non dovesse piacerti, se la pila non fosse verde (burnout potenziale), allora è arrivato il momento di prenderti cura di te, per agire, così da cambiare la risposta.

“Ascoltare” e “prendersi cura” sono temi fondamentali nel mio lavoro quotidiano come psicoterapeuta e ancora di più lo sono per ciascuno di noi in questo periodo storico di grandi cambiamenti e di stravolgimenti che ci hanno colpito a livello sociale e relazionale ma anche a livello organizzativo e pratico. Cambiamenti che hanno riguardato e riguardano il nostro vivere quotidiano, le nostre relazioni personali e professionali, il nostro modo di lavorare e di stare in relazione. L’emergenza sanitaria dovuta al Covid-19 ha segnato profondamente il nostro modo di ascoltare, di prenderci cura e di stare in relazione con l’altro.

E nella scuola questo modo nuovo di vivere ha avuto un impatto significativo, sia per gli studenti sia per gli insegnanti che si sono trovati catapultati in un contesto esordiente, a volte molto difficoltoso. In particolare, gli insegnanti hanno dovuto inventare, con un margine di tempo molto ridotto, un nuovo contesto in cui scambiare conoscenza, passione, competenze, ascolto e questo, a volte, si è tradotto in una grande fonte di stress.

Tratterrò questo tema in due contributi: creerò nel primo una cornice di riferimento teorica per una definizione del burnout, mentre nel secondo, che verrà pubblicato a breve, delineerò le cause principali e i possibili rimedi.

CHE COS’È IL BURNOUT?

Con il termine burnout ci si riferisce sia ad un complesso di sintomi, quali logoramento, esaurimento e depressione, sia alla risposta individuale ad una situazione lavorativa percepita come stressante e nella quale l’individuo non dispone di risorse e di strategie comportamentali o cognitive adeguate a fronteggiarla (Cherniss, 1983). le persone maggiormente predisposte sono quelle che hanno grandi ideali e molti obiettivi da raggiungere, uomini e donne dinamici, carismatici che vengono coinvolte intimamente nella loro attività lavorativa (Freudenberger, 1974).

Il burnout è quindi un processo nel quale un professionista precedentemente impegnato si disimpegna dal proprio lavoro in risposta allo stress e alla tensione sperimentata sul lavoro (ibidem): inizia con un eccessivo e prolungato livello di stress lavorativo, che produce esaurimento attraverso sensazioni di tensione, irritabilità e stanchezza. Il processo è completo quando il professionista fa fronte allo stress distaccandosi psicologicamente dal proprio lavoro e diventando apatico, cinico oppure rigido.

CHI RIGUARDA IL BURNOUT?

Il burnout coinvolge, in particolare, tutte le professioni definite “di aiuto”, helping professions, ad elevata implicazione relazionale, come quelle dei medici, degli assistenti sociali, degli psicologi, degli infermieri, degli operatori sociosanitari (OSS), degli educatori e degli insegnanti. Sempre più è importante e urgente intervenire a sostegno della persona che per professione si occupa delle altre persone e del carico emotivo legato alla sua attività lavorativa. Da qui nasce l’importanza dell’ascolto e del prendersi cura in particolare di chi si prende cura, a vario titolo, dell’altro. Riuscire a superare, ridurre o prevenire il burnout nelle helping professions significa aiutare i lavoratori a tessere relazioni sociali e professionali più significative, relazioni che diano conferma e sostegno alla dimensione umana, accompagnando i professionisti ad integrare competenze e capacità personali, nell’ottica di una formazione continua professionale e personale, in un contesto lavorativo e sociale in rapida evoluzione (Avallone, 1989).

Oggigiorno gli INSEGNANTI sono tra i primi lavoratori che denunciano la sindrome di burnout, provocata da condizioni stressogene molto intense e protratte nel tempo (Maslach e Leiter, 2000). In questo periodo storico infatti i docenti si sono ritrovati catapultati in una nuova dimensione lavorativa con la Didattica a Distanza (DAD), un modo diverso di lavorare, un modo del tutto inatteso, con ritmi intensi e prolungati, da costruire in brevissimo tempo senza prove generali. Si è dovuto ridefinire il contesto scolastico di apprendimento con modalità telematiche, talvolta del tutto sconosciute ai più, garantendo una relazione con gli studenti che fosse “di qualità” su diversi livelli. Sicuramente questa nuova modalità è stata e sarà fonte di stress. Si è vissuto la professione da una prospettiva totalmente diversa da quella a cui si era abituati, con richieste sempre più alte, talvolta lontane ad esempio dalle reali capacità tecniche, con una fatica maggiore, con momenti di scoraggiamento, di tensione e irritabilità. Senza essere sufficientemente visti e ascoltati, in primo luogo da se stessi. Un modo per contrastare tutto questo è consentire a ogni docente di ritrovare la giusta integrazione tra conoscenza, coscienza, pazienza e passione e vivere la propria professione come un’arte e aiutare l’altro a riconoscersi e valorizzarsi per quello che è. Se “il nostro metodo pedagogico siamo noi” (Cerioli, 2001), l’insegnante non può portare nessuno allievo più in là di dove è riuscito ad arrivare. E se lo scopo della scuola è anche “quello di trasformare gli specchi in finestre”, cioè ha il compito di favorire la conoscenza di sé e di valorizzare e rispettare l’altro nella sua totalità, occorre imparare a riconoscersi per poi riconoscersi attraverso la relazione e riconoscere l’altro. Ognuno diviene specchio per l’altro (Pergola, 2016), solo se prima è riuscito ad essere specchio per sé stesso.

GUARDIAMO IL BURNOUT DA VICINO.

Nel linguaggio psicologico e sociologico il termine burnout è utilizzato per la prima volta nel 1973 da Christina Maslach in una relazione presentata al convegno annuale dell’Associazione degli Psicologi Americani (A.P.A.). In quell’occasione la parola burnout è stata utilizzata per definire in particolare il lavoro degli operatori dei servizi sociosanitari e la situazione in cui, dopo mesi o anni d’attività svolta con impegno ed efficienza, essi entravano in una fase di esaurimento emotivo, demotivazione, stanchezza e riduzione delle capacità personali manifestando apatia, nervosismo, indifferenza, nei confronti del loro lavoro e in seguito dal contatto continuo con altri esseri umani, in particolare quando essi avevano problemi o motivi di sofferenza.

La Maslach (1992) definisce il burnout COME PERDITA D’INTERESSE NEI CONFRONTI DELLE PERSONE CON CUI SI LAVORA, la conseguenza di ciò si estrinseca nella tendenza a trattare gli utenti (coloro che usufruiscono del servizio) in modo distaccato e meccanico (si veda anche il contributo sul tema di Daniela Pavan, Oltre il burnout: cura di sé e gratitudine). Tra i vari comportamenti:

  • l’uso di un linguaggio volto a gettare discredito sugli utenti;
  • l’utilizzo di modalità comunicative distaccate, impersonali, stereotipate;
  • il trincerarsi dietro l’utilizzo rigido e meccanico dei regolamenti;
  • il creare barriere fisiche per mantenere le distanze dall’altro.

I lavoratori più a rischio sono quelli che hanno difficoltà nel definire i limiti tra sé e gli altri ed i confini funzionali tra la professione e la vita privata; in generale, quindi, individui con la disposizione a dedicarsi al lavoro in maniera scarsamente discriminante, animati da un forte entusiasmo e da un eccessivo bisogno di aiutare gli altri. Ho riscontrato tutto questo parlando, a vario titolo, con gli insegnanti che sono usciti molto provati fisicamente e psicologicamente da questa pandemia. La difficoltà maggiore è stata quella di non riuscire a far fronte adeguatamente alle richieste ambientali e sperimentare così un sovraccarico emotivo che si è identificato nell’interazione continuata con gli studenti, da cui spesso è scaturita una sensazione di esaurimento emotivo e perdita di energia. La scarsità di risorse adeguate a disposizione con cui gli insegnanti si sono trovati a lavorare durante l’epidemia ha amplificato i disagi psicologici, fisici e organizzativi, il tutto aggravato dal perdurare nel tempo di questa situazione. L’insegnante, come qualunque altro professionista, attuando le proprie strategie di coping per difendersi dal sovraccarico di stress, potrà sviluppare una risposta cinica e disumanizzata e percepirà coloro che usufruiscono del suo servizio come “oggetti” da cui è bene prendere distanza. Crollate le aspettative, cadono anche le convinzioni personali riguardo alle proprie capacità e competenze (alcuni item tratti dal Maslach Burnout Inventory: “Affronto efficacemente i problemi dei miei utenti”, “Credo di influenzare positivamente la vita di altre persone attraverso il mio lavoro”, “Sento di non farcela più”).

COME SI MANIFESTA IL BURNOUT?

Attraverso:

  1. comportamenti che testimoniano un forte disinvestimento sul lavoro;
  2. eventi autodistruttivi (disturbi di carattere psicosomatico o del comportamento, diminuzione delle difese immunitarie, aumento della propensione agli incidenti, perdita della fiducia in sé, senso di inefficienza e inadeguatezza, etc.);
  3. comportamenti etero-distruttivi diretti all’utente (indifferenza, violenza, crudeltà, spersonalizzazione, etc.) (Maslach, 1977).

Vittorio Lingiardi, medico psichiatra, psicoanalista e ordinario di Psicologia dinamica alla Sapienza di Roma, fa riferimento alla condizione traumatica del soccorritore per definire, oltre il normale stress psicofisico, ciò che stanno vivendo in particolare i sanitari durante questa emergenza. Questo tipo di trauma è stato studiato soprattutto nei periodi di guerra o durante catastrofi, come terremoti, incidenti aerei, grandi incendi. È questo il terreno su cui, secondo Lingiardi, cresce il burnout e mette radici il futuro disturbo da stress post-traumatico (Codignola, 2020).

Tutto ciò vale anche per gli insegnanti e per gli studenti, di scuole di ogni ordine e grado: tutti provati, toccati, colpiti da queste difficili e alienanti circostanze. L’emergenza causata dalla diffusione del Covid-19 ha fatto focalizzare l’attenzione di tutti (politici, scienziati, media, cittadini) su un tema molto importante: la tutela del benessere psicofisico delle “helping professions” e di tutta la popolazione mondiale. Mai come in questi giorni appare sempre più chiara l’importanza di pianificare e mettere in atto politiche e strategie di prevenzione della salute mentale.

Nel prossimo articolo, vi presenterò le cause principali e i possibili rimedi per fronteggiare efficacemente la sindrome del burnout e le sue conseguenze.

Scopriremo insieme che è possibile rigenerarsi, in una prospettiva di ascolto e di cura di sé.

BIBLIOGRAFIA

Avallone, F., (1989). La formazione psicosociale. Metodologie e tecniche. Roma: La Nuova Italia Scientifica.
Cerioli, L.: A., Antonietti, (2001). Diventare ciò che si è. Un laboratorio per sperimentare la creatività a scuola. Milano: Franco Angeli
Cherniss, C., (1983). La sindrome del burnout. Torino: Centro scientifico.
Freudenberger, H., (1974). Staff BurnOut, Journal of Social Issues, 30, 159-165.
Maslach, C.; Pines, A. (1977). The Burnout Syndrome in the Daycare Setting. Child Care Quarterly, 62, 100-113.
Maslach, C., (1992). La sindrome del burnout. Il prezzo dell’aiuto agli altri. Firenze: Cittadella Editrice.
Maslach, C.; Leiter, M., P., (2000). Burnout e organizzazione. Modificare i fattori strutturali della demotivazione al lavoro. Milano: Feltrinelli.
Pergola, F., (2016). Un insegnante quasi perfetto, Milano: Franco Angeli.
https://www.iltascabile.com/scienze/salute-mentale-medici-coronavirus articolo di Agnese Codignola

Articolo precedente
Scrittura creativa, didattica a distanza e ascolto
Articolo successivo
BURNOUT: DALLE CAUSE AI RIMEDI. L’importanza dell’ascolto e del prendersi cura di sé (2^ parte)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Compila questo campo
Compila questo campo
Inserisci un indirizzo email valido.

Formazione