Come attivare la cooperazione tra studenti: l’interdipendenza sociale positiva

“Uno per tutti, tutti per uno”

Alexandre Dumas

Organizzare un gruppo scolastico in modo che si attivino proficue dinamiche di cooperazione non è affatto facile. Spesso gli insegnanti che partecipano ai nostri corsi sul cooperative learning condividono la fatica e la frustrazione dei tentativi di lavoro di gruppo andati male: “Nei lavori di gruppo lavorano sempre gli stessi studenti e non è giusto”, “Dico di aiutarsi tra loro ma sembra che non vogliano”. “Come faccio a coinvolgere gli studenti più demotivati?”.

Il Cooperative learning affronta “di petto” queste e altre questioni con la finalità di garantire a tutti gli studenti uguali opportunità di imparare e di stabilire buone relazioni con i compagni. Gli studenti, infatti, vengono coinvolti in attività di apprendimento che facilitano i processi cognitivi di analisi, sintesi, riflessione e valutazione approfondita dei contenuti e trovano nei loro compagni collaborazione e sostegno in caso di bisogno.
L’obiettivo principale di un’attività di Cooperative Learning è di creare legami virtuosi nella classe, favorendo in essa il buon clima relazionale, nella consapevolezza che questo favorisce un miglioramento nella qualità dell’apprendimento individuale (Johnson, Johnson e Holubec, 1996).

Cosa è l’interdipendenza sociale positiva

L’interdipendenza positiva si riferisce all’attitudine a pensare il gruppo come una squadra in cui il destino di ogni membro è interconnesso e il successo di uno è legato al successo degli altri.

“L’Interdipendenza positiva esiste quando i membri del gruppo percepiscono che sono legati tra loro in modo tale che nessuno può avere successo a meno che tutti riescano. Se uno fallisce tutti falliscono. I membri del gruppo capiscono quindi che gli sforzi di ogni persona fanno bene non solo a lui o lei ma anche a tutti gli altri membri del gruppo. L’interdipendenza positiva crea un impegno verso il successo altrui e verso il proprio ed è il cuore del Cooperative Learning. Se non c’è interdipendenza positiva, non c’è cooperazione.” (Johnson e Johnson, 1994)*.

Effetti dell’interdipendenza positiva

Quando l’insegnante riesce a strutturare un contesto di apprendimento in cui l’interdipendenza sociale è positiva, allora tutti i partecipanti beneficiano dei risultati degli altri e sono toccati dai loro fallimenti. Questo approccio è in completa contraddizione con la teoria dei “giochi a somma zero” che è alla base del contesto tradizionale di apprendimento, cioè quello competitivo.
In un contesto di competizione, la possibilità degli studenti di avere successo è vincolata in modo inversamente proporzionale, nel senso che il successo di uno implica l’insuccesso dell’altro (interdipendenza sociale negativa).
Altrettanto frequente in aula è la totale assenza di interdipendenza, che caratterizza il lavoro individuale.
La scelta del tipo di interdipendenza sociale da strutturare in classe ha un impatto sui comportamenti relazionali degli studenti, che diventano più o meno collaborativi e disponibili all’aiuto in base a quanto sentono di potere avere successo personale o insieme.
Quando l’interdipendenza positiva è strutturata e compresa con chiarezza, gli studenti dei gruppi sentono che essi e il loro lavoro sono collegati, che lo sforzo di ciascun membro del gruppo sarà importante e indispensabile e che solo se tutti i membri del gruppo contribuiscono si potrà arrivare al successo per tutti.

Come stimolare l’interdipendenza positiva?

L’interdipendenza positiva nel Cooperative Learning va progettata con cura e può concretizzarsi in modi diversi (Matini, 2019). Di seguito descriviamo solo alcune a titolo esemplificativo:

  • di scopo: al gruppo viene assegnato uno scopo comune che solo con la collaborazione di tutti i membri può essere raggiunto. Ad esempio, “imparate questo capitolo e verificate che tutti nel vostro gruppo imparino”
  • di risorse: nel gruppo ognuno ha solo una porzione dei materiali, informazioni o risorse necessarie a svolgere con successo il compito
  • di ruoli: nel gruppo a ciascuno viene assegnato un ruolo complementare che specifica una responsabilità collegata allo svolgimento del compito comune. Esempi di ruolo sono: il custode del silenzio, il controllore della comprensione, l’incoraggiatore della partecipazione.

Ognuno di questi modi influenza la forza del legame di dipendenza reciproca che si sviluppa tra gli studenti dentro ai piccoli gruppi di lavoro.
Poiché ci interessa stimolare l’attivazione di comportamenti collaborativi all’interno del gruppo, occorre sapere riconoscere quanto fortemente essa viene costruita intenzionalmente dall’insegnante attraverso scelte precise che riguardano innanzitutto quanti tipi di interdipendenza vengono coinvolti.

Come possiamo controllare il grado di forza dell’interdipendenza positiva?

Vediamo alcuni esempi:

  • L’interdipendenza positiva è forte, ad esempio,
    • quando usi la tecnica dell’intervista di coppia di Spencer Kagan attraverso la quale entrambi i membri di una coppia a turno devono intervistarsi vicendevolmente (i. di ruoli) e successivamente riportare alla classe cosa hanno ascoltato (i. di scopo).
    • nella tecnica del Jigsaw, in cui il contenuto da studiare è diviso tra i componenti in parti (i. di risorse) con ciascun membro responsabile di conoscere ed insegnare agli altri la sua parte affinché alla fine tutti siano in grado di rispondere individualmente alla valutazione finale (i. di scopo).
  • L’interdipendenza positiva è strutturata in grado mediamente forte quando crei gruppi di quattro studenti, dai loro l’obiettivo di padroneggiare un determinato argomento, gli chiedi di studiare assieme in modo che ciascuno al termine sia in grado di rispondere alle domande dell’insegnante (interdipendenza positiva di scopo).
  • Chiedere agli studenti di realizzare assieme un prodotto (cartellone, risposte a domande di un questionario, presentazione ppt di un contenuto, produzione di documento condiviso con Google Documenti) realizza un’interdipendenza positiva di scopo, ma senza altre attenzioni il grado rimane debole, in quanto potrebbero non sentirsi vincolati a collaborare affinché tutti partecipino.

Perché curare l’interdipendenza positiva in classe

Il mondo reale ci mette in relazione con gli altri in ogni momento e se la vita scolastica non aiuta gli studenti a sperimentare contesti diversi di apprendimento e modi diversi di strutturare le interazioni, prime tra tutte quelle correlate alla produzione di risultati, quindi al lavoro, essi vivranno con grande difficoltà l’inserimento nel mondo del lavoro. Insegnare ai giovani che soltanto la competizione o l’impegno e il lavoro individuale siano atteggiamenti corretti per avere successo è dare loro una visione limitata e limitante della realtà. Piuttosto, facciamo in modo che la quotidianità scolastica sia caratterizzata da una varietà di stimoli intellettuali e relazionali, così da favorire un arricchimento graduale delle strategie individuali di gestione delle attività e una crescita delle abilità relazionali e delle altre competenze socio-emotive.

Per approfondire il tema dell’interdipendenza positiva, leggi l’articolo “Interdipendenza sociale: costruire relazioni positive in tempi difficili“.

*traduzione dell’autrice

Bibliografia
Clark, J. e Baker, T. (2015). Cooperative learning made easy: A practical guide to working with tertiary student groups. AKO AOTEAROA
Johnson, D., Johnson R. e Holubec E., Apprendimento cooperativo in classe. Erickson Trento 1996
Johnson; D.W. e Johnson, R.T. (1994). An Overview Of Cooperative Learning. Dal sito http://www.co-operation.org/what-is-cooperative-learning. Ultimo controllo del 28/09/2020
Matini, C. (2019). Cooperative learning: Istruzioni per l’uso. Perugia: ELF

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